mercoledì 21 luglio 2010

Buon senso a due ruote

(dal blog Amare Torino)

Chi prende la bici per muoversi in città andrebbe apprezzato, in primo luogo da quegli stessi automobilisti che spesso gli strombazzano contro.

Chi prende la bici, evitando così di prendere l'auto, libera spazio prezioso per chi alle quattro ruote con motore a scoppio proprio non può (non vuole?) rinunciare. L'uso delle bici, nella capitale dell'auto, andrebbe incentivato sul serio.

Luca Rastello, su Repubblica, racconta una cosa che i ciclisti torinesi sanno già: le ciclabili son, salvo pochi casi, delle semplici strisce per terra.

In Via Principe Amedeo, tra Via delle Rosine e Via San Massimo, tutte le sere vi sono macchine che stazionano perennemente in doppia fila. Sono sulla sponda opposta alla ciclabile, vero, ma questo obbliga l'automobilista in transito a invaderla, la ciclabile, che di fatto è tornata ad essere un normale pezzo di strada.

(Peraltro: chi è il genio che si è inventato le ciclabili a senso unico?).

(http://amaretorino.blogspot.com/2010/07/buon-senso-due-ruote.html)

lunedì 19 luglio 2010

La lotta delle formiche

Pubblichiamo questo articolo, a firma di Giangiacomo Schiavi, pubblicato oggi dal Corriere.
Ci ritroviamo perfettamente nella descrizione di queste formiche: per chi non l'avesse capito, il nostro è un blog di formichine :)

Ma ecco l'articolo:

RIBELLARSI AL DECLINO

La lotta delle formiche

Disagi e speranze nel Paese dei nessuno
Quell’Italia che fa ancora il proprio dovere

RIBELLARSI AL DECLINO
La lotta delle formiche
Disagi e speranze nel Paese dei nessuno
Quell’Italia che fa ancora il proprio dovere
Buongiorno. Sono il signore che paga il biglietto del tram. La volontaria che assiste gli anziani soli. Il cittadino che non evade le tasse. La signora che chiede per favore. Il pensionato che fa la coda negli uffici. La dirigente che sa ascoltare. Il medico che non guarda l’orologio. L’artigiano che non bara sui conti. Lo studente che non crede alle lotterie.
Io non sgomito. Non appaio. Non cerco scorciatoie. Non mi arrendo. Lavoro a volte anche per gli altri. Mi fermo sulle strisce. Non getto mozziconi nelle strade. Aspetto il mio turno per parlare. Non parcheggio sul marciapiede e neanche in seconda fila. Faccio il mio dovere. Studio, perché penso sia importante per vincere i concorsi. Vado a votare e non al mare. Mando i miei figli alla scuola pubblica. Non penso a veline o tronisti. A volte inseguo le mie passioni..
Lettere dal Paese dei Nessuno, dall’Italia dei (cittadini) dimenticati che scrivono ai giornali per avere una speranza e riassumono il declino di un vivere comune, intaccato da una terribile domanda: ma chi te lo fa fare? Giovani che si spaventano: «Ho paura per il futuro mio, del mondo, di tutti, non riesco a vedere il prosieguo della storia che il presente ci sta raccontando» (Martino, vent’anni). Anziani che si deprimono: «Sono avvilita, disgustata. Tutti rubano, tutti mangiano, tutti si fanno appoggiare o raccomandare. Se non sei così ti tagliano fuori » (Barbara, settantacinque anni). Ragazzine che si interrogano. Come Giulia. Storia esemplare che non fa notizia, ma indica il retropensiero che aleggia su di noi quando prendiamo un impegno: ne valeva la pena?
Per tutto l’anno, finite le lezioni, due volte la settimana, Giulia si fa cinquanta chilometri per frequentare la scuola di ballo più famosa d’Italia. E dopo due ore alla sbarra e cinquanta chilometri di ritorno, è di nuovo a casa a fare i compiti. È brava, in classe e nella danza. Non ha tempo per Playstation, Xbox, non si stordisce davanti alla TV. La vedi in giardino alla prima chiazza di sole esercitarsi nei passi e nelle ruote: su una mano, su due mani, di lato. Se riuscirà a continuare sarà ammessa alla frequenza quotidiana: vorrà dire la scuola, poi cinquanta chilometri, la lezione alla Scala, altri cinquanta chilometri, i compiti e così via, salvo i giorni delle prove per gli spettacoli, quando sarà impegnata fino a sera. Per anni e anni, ogni anno nel timore di non passare: pena l’esclusione dalla scuola di danza.
Già da ora qualche amica comincia a non capire. Si domanda il perché di tanto impegno, tanto stress, tanta fatica. Si chiede perché Giulia si diverta ad andare avanti e indietro rinunciando a molte cose divertenti, quando basta apparire in una trasmissione TV o ancheggiare un po’ per raggiungere lo stesso obiettivo: uscire dalla mischia, avere un posto in prima fila. Si spendono milioni di euro in tv per valorizzare pupe, veline e anche velone. E si sbeffeggia più o meno involontariamente chi ha scelto un impegno, chi fa coscienziosamente il proprio lavoro. «Pagano ancora il sacrificio, lo studio, la fatica in questo Paese?», è la domanda che Giulia invia nel pozzo delle mail, cercando una non scontata risposta.
C’era una come lei una volta a Milano. Era figlia di un tranviere. Coi sacrifici e con il talento è diventata Carla Fracci. Ma non c’è più il futuro di una volta, scrivono oggi i writer sui muri. Nel paradosso temporale di un graffito il semiologo Francesco Casetti legge il bisogno di un’aspettativa non banale. «Si invoca il futuro, che non c’è ancora, non a partire dal presente, ma dal passato che non c’è più. Ieri c’era il senso del domani: oggi questo senso manca. E si deve andare a ciò che non c’è più (lo ieri) per poter recuperare ciò che non c’è ancora (il domani)».
Bisogna affidarsi alla memoria, allora, perché le opportunità non stanno nell’orizzonte geografico dei vari Nessuno che rumoreggiano dalle caselle della posta. Rispetto a ieri, la ragnatela di intrallazzi ha inquinato l’aria e ristretto i confini del galateo civico, come ha scritto Sergio Romano. «Il declivio del nostro vivere comune è intaccato dai comportamenti scorretti, a volte spregevoli, diventati prassi abituale», è la tesi di Maurizio Viroli, che alla decadenza delle buone pratiche ha dedicato una lunga riflessione e un libro dal titolo esplicito (La libertà dei servi, Einaudi).
«Quando si dirà che c’è un Paese anche per i Nessuno che tirano la pialla?», sollecita una dottoressa che a quarant’anni ha strappato il contratto definitivo di assunzione. Le donne in medicina faticano parecchio a trovare un posto, scrive: quando sono brave e competitive, non allineate allo standard della rampante o dell’amica del boss, le stroncano subito. Se hanno dei figli vengono penalizzate. Se si danno troppo da fare vengono redarguite. Se non si allineano, sono emarginate. Il mobbing nei reparti è prassi abituale. Senza sponsor politici negli ospedali difficilmente si fa carriera...
Si vagheggia un new deal civico, la scoperta di nuovi eroi. Si chiede un sussulto alla politica. Massimiliano Panarari, docente di Scienze politiche all’Università di Modena (L’Italia da Gramsci al gossip, Einaudi) profetizza l’abbattimento dell’impasto micidiale che alimenta la sottocultura e l’antipolitica. Ma non a breve: «La visione del mondo in Italia è basata troppo sull’irrealtà». Lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli è ancora più scettico: «Io ho paura che questa società non si domandi più nulla, chieda solo e soltanto tecnologia: la tecnologia svuota, modifica i comportamenti, ci indica quel che serve a sopravvivere bene ma non risolve il senso della vita. A poco a poco stiamo diventando dei primitivi tecnologizzati in una civiltà dell’ingiustizia».
Poveri Nessuno, abbarbicati alla speranza di un Paese normale dove buongiorno, come diceva Zavattini, vuol dire davvero buongiorno. Formichine inattuali nel generale appiattimento verso la società della convenienza, che rischiano di essere schiacciate tra scarpe gigantesche e pietraie desolate, come immaginava vent’anni fa Anna Maria Ortese in un memorabile racconto milanese. Un bimbo, scivolato per disgrazia sotto le ruote di un tram, che offre al padre angosciato una riflessione fulminea sul senso della vita: «Noi siamo come le formiche, vero, papà?».
Bisogna forse dire «Basta!», come fa il designer Giancarlo Iliprandi che dal Politecnico di Milano teorizza un movimento culturale per cambiare aria e mette tra i capifila un grande centenario come Gillo Dorfles. «Basta a quello che non ci piace/ Basta senza sporcare i muri/ Basta per comunicare la voglia di cambiare».
O chiamarsi fuori, come Luca Goldoni, investigatore di lungo corso dei comportamenti nazionali, che a un certo punto si è reso conto di non abitare più nello stesso Paese in cui era nato. «È successo quando ho letto di una telefonata intercettata tra l’amica di un politico e un’ex compagna di classe in attesa di un provino tv. "Non c’era verso di farmi dare un contratto", diceva una. E l’altra: "E come hai fatto a ottenerlo?". "Non c’era modo di convincerlo". "E allora?". "E allora gliel’ho data"».
Non importa chi sei, ma chi conosci, si filosofeggia dai blog studenteschi. Servirebbe un antivirus alla cultura della convenienza, «perché se non ricostruiamo una società fondata sui doveri reciproci non sapremo nemmeno più godere dei nostri diritti », spiega Viroli. Servirebbe qualche gesto di coraggio in un Paese ricattato dall’egoismo e dalle cricche. «Cominciamo a difendere i Nessuno mettendo qualche sassolino nelle scarpe dei grandi — dice don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus — e facciamo qualcosa per le vite di scarto, magari scuole per i bocciati da questo sistema poco umano, come don Milani a Barbiana». Esempi, responsabilità, impegno, pulizia morale: l’unico parametro legalmente riconosciuto non può essere quello del denaro, scrivono in tanti. Poi un cittadino indignato lascia cadere una domanda. «Chi è arrivato in alto con gli intrallazzi, può avere soprassalti morali?». Noi, come le formichine della Ortese, dobbiamo sperare. Ma è legittimo dubitare.
Giangiacomo Schiavi
18 luglio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/cultura/10_luglio_18/schiavi_senso_civico_605a76ec-9296-11df-929c-00144f02aabe.shtml

domenica 27 giugno 2010

I cartelloni pubblicitari: che i Comuni facciano attenzione...

L'installazione di cartelloni pubblicitari è un metodo che una amministrazione comunale ha per incassare qualche quattrino e per questo motivo sono presenti un po' in tutte le città italiane.
Tali cartelloni, di cui esistono varie misure, alcune veramente enormi, non possono essere collocati ovunque, giacché sono soggetti a vincoli, per esempio, da parte del Codice della Strada, delle Soprintendenze Archeologiche, ambientali, eccetera.
Tuttavia, come spesso in questo Paese capita, in alcune parti d'Italia il fenomeno è andato fuori controllo e vi è una massiccia proliferazione di cartelloni, installati perlopiù abusivamente, non solo violando i regolamenti, ma anche ostacolando l'uso di marciapiedi e passaggi pedonali o chiudendo la visuale a finestre di abitazioni e vetrine dei negozi.

È esemplificativo di questo stato di cose ancora una volta la città di Roma, alle soglie del terzo millennio patria del degrado, dell'incuria e dell'illecito.

Ma ora sembra che stia avvenendo qualcosa di epocale: gruppi di cittadini, prima molto ristretti, ma ora sempre più numerosi hanno cominciato a protestare e, stante anche l'assoluta incapacità (o volontà?) del Comune di Roma ad affrontare il problema, sono passati all'azione.
Prima hanno cominciato a scrivere "abusivo", "basta!" eccetera sopra i cartelloni.

Ed è di poco fa la fotografia di un cartellone eradicato e collocato presso i cassonetti della nettezza urbana, col chiaro significato di "gettarlo in discarica".

Ovviamente questo blog è dalla parte dei cittadini e pensiamo che di cartelloni pubblicitari ce ne dovrebbero essere pochi e ben pensati.

Torino è una città che per ora sembra abbastanza risparmiata da questa calata di "barbari pubblicitari", ma esortiamo i lettori a vigilare e segnalarci qualsiasi situazione d'abuso o poco chiara.

Roma, anche a causa di questi cartelloni, è praticamente stuprata, non vogliamo che lo diventi anche Torino!















sabato 26 giugno 2010

Parco dell'Arrivore: i tre passaggi accessibili di Via Botticelli

Questa è una storia un po' macchinosa, che però ci fa capire come funzionano ancora certe cose in Italia.

In data 24 aprile un cittadino segnalava all'Assessorato Politiche per l'Ambiente e per la Casa che una bancarella sita in Via Botticelli era messa in modo da ostruire uno dei tre passaggi accessibili (cioè con scivolo) del Parco dell'Arrivore.
In origine la bancarella lasciava correttamente libero il passaggio, come si evince da queste due foto, tratte da Google Maps. Ma, almeno dal 24 aprile 2010, data in cui il cittadino segnalava l'illecito, le cose non stavano più così: la bancarella ostruiva il passaggio.
La risposta dei Vigili Urbani delegati al riscontro era del tutto insoddisfacente, recitando: "Si precisa che l’occupazione in oggetto, che è situata su marciapiede largo mt. 6, lasciando mt. 2 per il transito pedonale, come stabilito dal Codice della Strada, non è di impedimento all’accesso al parco dell’Arrivore. In data 29 maggio u.s., a seguito di un ulteriore sopralluogo, il titolare è stato diffidato a mantenere l’occupazione come previsto in Autorizzazione e ad osservarne le prescrizioni.".

In pratica i Vigili non si esprimevano sull'ostruzione dello scivolo, utile lo ricordiamo anche ai disabili e costruito con i soldi dei contribuenti, ma si limitavano a un generico "impedimento all'accesso" che non c'era a loro giudizio. Al che il cittadino, infastidito, rispondeva, con documentazione fotografica, che lo scivolo era addirittura segnalato sulla mappa ufficiale del Parco, presente, in formato PDF, sul sito del Comune (mappa che qui invece vedete in calce, con evidenziato lo scivolo per disabili inutilizzabile a causa dell'occupazione della bancarella; cliccare per ingrandire).
Il cittadino allegava anche fotografie in cui si vedeva che lo scivolo, dopo l'intervento dei Vigili, era stato addirittura bloccato da un asse di legno e vari oggetti della bancarella erano sistemati sul prato del Parco.

Alla risposta piccata del cittadino ancora non v'è risposta da parte delle autorità competenti.
La situazione attuale è, se vogliamo, peggiore giacché dopo nostri sopralluoghi negli ultimi giorni tutto è come illustrato e ci sono anche tracce di falò nel prato retrostante la bancarella! Follia!

Ancora oggi 26 giugno 2010 un passaggio per disabili costruito coi soldi della collettività viene reso inutilizzabile da una singola attività commerciale.
Vogliamo quindi fare i nostri più vivi apprezzamenti al Comune di Torino. Ovviamente siamo ironici. E arrabbiati.

Se anche voi volete richiedere la disostruzione del passaggio accessibile potete inviare la seguente e-mail all'indirizzo segreteria.politichecasaeverde@comune.torino.it

Spett. Assessorato,

la presente per richiedere la disostruzione del passaggio accessibile al Parco dell'Arrivore sito in Via Botticelli, attualmente occupato da una bancarella di vendita di frutta e verdura.
Tale passaggio fa parte dei tre passaggi di accesso al Parco da Via Botticelli, come si evince dalle mappe del comune, ed è utile perché essendo dotato di scivolo è accessibile da parte di persone con problemi di deambulazione, dai ciclisti, dai passeggini eccetera.
Il passaggio in oggetto è stato costruito con i soldi della collettività e non si capisce perché deve essere ostruito da una attività commerciale privata.

Distinti saluti,

Nome Cognome


giovedì 24 giugno 2010

Circoscrizione 6: l'Ufficio Tecnico e le transenne

Il 4 giugno 2010 fa avevamo segnalato, grazie anche all'interessamento dell'utente RezTo del fourm di Skyscrapercity, la presenza di transenne "anti-accessibilità" presso il passaggio pedonale che va da Piazza Sofia all'adiacente Parco della Confluenza. Tali transenne rendevano molto ostico il passaggio a mamme con passeggini, persone deambulanti su sedie a rotelle, ciclisti, ma in genere davano fastidio un po' a tutti.
L'Ufficio Tecnico della Circoscrizione 6 ci aveva fatto sapere che erano state poste su richiesta della GTT e che avrebbero chiesto se l'esigenza di codeste transenne fosse terminata.

Mercoledì 23 giugno 2010 abbiamo potuto constatare con soddisfazione che tali transenne erano state rimosse.

Vogliamo ringraziare caldamente l'Ufficio Tecnico della Circoscrizione 6 che si è interessato alla questione, mostrando una sensibilità non comune.

Se anche voi volete ringraziare il personale della Circoscrizione potete scrivere al seguente indirizzo e-mail: circ6@comune.torino.it

Ora manca solo di rifare le strisce pedonali! ;-)

mercoledì 23 giugno 2010

"Marmitta selvaggia", come denunciare?

Capita che improbabili individui girino per le strade con motociclette o scooter estremamente rumorosi. Ciò avviene perché codesti soggetti sostituiscono alcune componenti meccaniche come lo scarico (detto popolarmente marmitta) con modelli diversi da quelli montati dal produttore, al fine di avere più potenza oppure per il semplice e demente gusto di “fare più casino”.
È necessario dire che le sostituzioni sono fatte o con componenti omologati o con componenti utilizzabili esclusivamente su piste o comunque non su strade pubbliche.
Inoltre è da sottolineare che i modelli di scarico omologati possono essere facilmente manomessi mediante l'asportazione del dispositivo silenziatore, chiamato popolarmente “Db-killer”.
Ovviamente tutte le sostituzioni devono sottostare a due vincoli: il primo è quello imposto dal comma 13 dell’articolo 72 del Codice della Strada: “Chiunque circola con uno dei veicoli citati nel presente articolo in cui alcuno dei dispositivi ivi prescritti manchi o non sia conforme alle disposizioni stabilite nei previsti provvedimenti è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 71 a euro 286.”; il secondo è l’articolo 78, commi 3 e 4, che stabilisce: “Chiunque circola con un veicolo al quale siano state apportate modifiche alle caratteristiche indicate nel certificato di omologazione o di approvazione e nella carta di circolazione, oppure con il telaio modificato e che non risulti abbia sostenuto, con esito favorevole, le prescritte visita e prova, ovvero circola con un veicolo al quale sia stato sostituito il telaio in tutto o in parte e che non risulti abbia sostenuto con esito favorevole le prescritte visita e prova, è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 357 a euro 1.433.”; c'è poi infine l'articolo 155 del Codice della Strada, commi 1 e 2 “Durante la circolazione si devono evitare rumori molesti causati sia dal modo di guidare i veicoli, specialmente se a motore, sia dal modo in cui è sistemato il carico e sia da altri atti connessi con la circolazione stessa. Il dispositivo silenziatore, qualora prescritto, deve essere tenuto in buone condizioni di efficienza e non deve essere alterato. Chiunque viola le disposizioni del presente articolo è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 34,98 a euro 143,19.”
Nel caso si ritenga che un motoveicolo non rispetti questi vincoli è sufficiente annotare il numero della targa e scrivere la seguente e-mail alla Polizia Municipale all'indirizzo contactcenterpm@comune.torino.it.

OGGETTO: segnalazione motoveicolo rumoroso

Spett. Polizia Municipale di Torino,

ai sensi degli articoli 72, 78 e 155 del Codice della Strada si segnala il motoveicolo con targa XXNNNXX che circola in zona XXXXXXX producendo rumori estremamente molesti, probabilmente a causa di modifiche strutturali al veicolo.
Si chiede pertanto un controllo allo scopo di far cessare la produzione di rumori molesti.

Distinti saluti,

Nome Cognome

martedì 22 giugno 2010

Roma e Torino


Roma e Torino, due città così diverse, ma con tante cose in comune. Sono state entrambe capitali d'Italia, insieme a Firenze... e sono unite da questo blog, che nasce come emulazione del blog Migliora Roma di Martina. Martina ci ha dato una mano con preziosi consigli e speriamo continui a darcene, e per questo la ringraziamo pubblicamente. Speriamo anche che altri blogger di altre città seguano l'esempio, in modo da costruire una rete di blog antidegrado in tutta Italia.


Vogliamo anche ricordare gli altri blog del circuito antidegrado romano: Riprendiamoci Roma, Pro PUP Roma, Roma fa schifo, San Lorenzo Resiste, Malaroma e tanti tanti altri. E speriamo diventino sempre di più, sia a Roma sia nel resto d'Italia.

Di lavoro ce n'è da fare e chi ha a cuore il decoro e il progresso della propria città, del proprio paese, del proprio quartiere è il benvenuto.

Miglioriamo l'Italia!

PS ringraziamo Marmox per le splendide fotografie di Torino che usiamo e useremo in questo blog