domenica 19 settembre 2010

Milano: aggressione ad un attivista antidegrado

Ci spostiamo a Milano per segnalare un fatto veramente molto triste. Un nostro amico, Danilo Taglietti, uno dei tre fondatori dell'associazione Programma Azione Navigli per il recupero e la valorizzazione degli storici navigli di Milano, è stato fatto oggetto di una violenta aggressione da parte di uno sbandato che, secondo diverse testimonianze, è solito passare le sue giornate a drogarsi nel quartiere.

La nostra ovvia solidarietà è non solo personale, ma anche ideologica, per così dire, giacché l'opera di Danilo è meritoria di ben altro che della violenza di un disadattato. Il degrado di un quartiere immancabilmente è associato al degrado delle persone e non è un caso che questo emarginato abbia pensato di esprimere le sue "argomentazioni" usando violenza su un suo "interlocutore". Né è un caso che nessuno dei numerosi passanti sia intervenuto in aiuto di Danilo.

Personalmente riteniamo corresponsabili di questa aggressione i milanesi: come cittadini, che girano la testa dall'altra parte o meglio la infilano sotto la sabbia come tanti struzzi, se mai ci fosse la sabbia in darsena; come istituzioni, con le loro immobilità e indolenza che rasentano l'omissione d'atti d'ufficio.

Un grandissimo abbraccio e augurio di pronta guarigione a Danilo, che dovrà essere sottoposto ad operazione chirurgica. Siamo a sua disposizione per qualsiasi comunicazione voglia fare sui suoi progetti di riqualificazione dei navigli.

Articoli sulla vicenda:
Corriere
Repubblica
PartecipaMi

sabato 18 settembre 2010

Settimana Europea della Mobilità Sostenibile - European Mobility Week

"La Settimana europea della mobilità è una campagna educativa sociale per sensibilizzare i cittadini a spostarsi coi trasporti pubblici, in bicicletta o a piedi e per incoraggiare le città europee a promuovere tali modalità di spostamento e investire nelle necessarie infrastrutture."

Così recita il sito ufficiale (in inglese), nel quale si legge anche che quest'anno la settimana va dal 16 al 22 settembre. Torino è una delle 1984 città europee (e non solo europee) che partecipano al progetto.

Nello specifico in Torino, la Settimana sarà concentrata nel solo giorno (perdonate il gioco di parole...) 22 settembre, che vedrà totalmente chiusa al traffico dalle 6 alle 22 Via Roma nel tratto tra Piazza Castello e Piazza San Carlo. Sono previste anche attività a margine, elencate di seguito:

In Via Roma dalle 10 alle 18:

  • Città di Torino - Ufficio Biciclette: informazioni, novità, distribuzione gratuita Mappa Piste Ciclabili e tanto altro ancora.
  • alle ore 11.30 presso lo stand della Città in via Roma: Conferenza Stampa di presentazione del Vademecum del Ciclista Urbano.
  • Noleggio gratuito biciclette: Club Amici della Bicicletta e Ufficio Biciclette.
  • Gratis la “Punzonatura antifurto”: marchiatura di un codice di identificazione sul telaio delle biciclette. Associazione Intorno e Ufficio Biciclette.
  • [TO]BIKE: informazioni, abbonamenti, gadget e tanto altro ancora.
  • Bike Pride in Mostra: le migliori foto del Bike Pride del 6 giugno 2010. Associazione Bici e Basta e MuoviEquilibri.
  • “In bici ci piace”: mostra fotografica “Il mondo della bicicletta e la bicicletta nel mondo” ideata e prodotta da FIAB e Legambiente Circolo di Rho - Ufficio Biciclette.
  • Ciclofficina mobile: per una perfetta messa a punto della propria bici. Associazione MuoviEquilibri.
  • “Club amici della bicicletta”: questionario-censimento sulla mobilità ciclistica con omaggi a tutti i partecipanti.
  • Ciclofficina per piccole riparazioni. Punto iscrizioni alla Ciclopasseggiata "Due ruote per amiche" del 26 Settembre.
  • “CRESS Coordinamento Regionale sulla Sicurezza Stradale”: presentazione del Progetto interistituzionale
  • “Ti MuOvi ?” (Mobilità Urbana autonOma per gioVani e bambIni).
  • “L’Energia sotto il naso”: cosa è possibile fare per risparmiare energia e ridurre l’inquinamento? Scoprilo entrando nell’InfoContainer sull’Energia del Museo A come Ambiente.
  • “La città possibile”: idee, sogni realizzati, esperienze e progetti, per reinventare le nostre città e renderle più belle e vivibili. Associazione La Città Possibile.
  • La campagna è vicina: informazioni, documentazione, esperienze. Coldiretti Torino.
  • Fattorie Didattiche: laboratori per ragazzi. Coldiretti Torino.
  • Degustazione gratuita di prodotti a KM 0: Donne Impresa e Coldiretti Torino.
  • Partite di “bike polo”: a cavallo di una bicicletta due squadre si sfidano colpendo la pallina con una mazza per fare goal nella porta avversaria. Associazione Torino Bike Polo.
  • Con la bici si fa tutto... anche il caffè!: Pedalando si ricarica una batteria... e il caffè è servito! Associazione MuoviEquilibri e studenti del Politecnico in collaborazione con CinemAmbiente.
Al Cinema Roma, dalle 9.30 alle 13:
  • “Al cinema in bici, la bici nel cinema”: Matinée ciclo-cinematografica con proiezione gratuita dei film cult “Ladri di biciclette” di V. De Sica e “Totò al giro d’Italia” di M. Mattoli. Associazione Trendy.
In Corso Mediterraneo angolo Corso Montevecchio; all'incrocio tra via Altessano, Corso Toscana e Corso Lombardia; in corso Francia angolo Corso Montecucco; all'incrocio tra Corso Traiano e Corso unione Sovietica:
  •  “Chi usa la bici… merita un premio”: presidio in 4 punti della città per monitorare l’utilizzo quotidiano della bici, con cioccolatini in omaggio. Associazione Bici&Dintorni.

In Piazza San Carlo, dalle ore 10 alle ore 18
  • “Lab…ici”: laboratorio di educazione alla mobilità in bicicletta per bambini e ragazzi di scuola primaria e secondaria di primo grado. Associazione Intorno.
Infine, per le scuole nei giorni 16, 17, 20, 21, 22 settembre dalle ore 9 alle 17 e per le famiglie sabato 18 e domenica 19 settembre dalle ore 14.30 alle 19.30, presso il Museo A come Ambiente di Corso Umbria, 90:
  • “Muoversi con leggerezza”: viaggi interattivi, laboratori tematici, giochi ed esperienze multimediali ed interattive sulla mobilità sostenibile.
 Di seguito la pagina ufficiale sul sito del Comune: link

    "Più controllo - Zero spaccio"



    "Più controllo - Zero spaccio", così la scritta sugli striscioni degli abitanti di Via Ceresole e limitrofe, in rivolta contro gli spacciatori che la notte assediano la zona.

    Quando le istituzioni latitano i cittadini cercano di rimediare da soli ai problemi, con il rischio però di peggiorare la situazione.

    Di seguito l'articolo de La Stampa sulla piccola manifestazione antidegrado dei cittadini: link all'articolo.

    mercoledì 21 luglio 2010

    Buon senso a due ruote

    (dal blog Amare Torino)

    Chi prende la bici per muoversi in città andrebbe apprezzato, in primo luogo da quegli stessi automobilisti che spesso gli strombazzano contro.

    Chi prende la bici, evitando così di prendere l'auto, libera spazio prezioso per chi alle quattro ruote con motore a scoppio proprio non può (non vuole?) rinunciare. L'uso delle bici, nella capitale dell'auto, andrebbe incentivato sul serio.

    Luca Rastello, su Repubblica, racconta una cosa che i ciclisti torinesi sanno già: le ciclabili son, salvo pochi casi, delle semplici strisce per terra.

    In Via Principe Amedeo, tra Via delle Rosine e Via San Massimo, tutte le sere vi sono macchine che stazionano perennemente in doppia fila. Sono sulla sponda opposta alla ciclabile, vero, ma questo obbliga l'automobilista in transito a invaderla, la ciclabile, che di fatto è tornata ad essere un normale pezzo di strada.

    (Peraltro: chi è il genio che si è inventato le ciclabili a senso unico?).

    (http://amaretorino.blogspot.com/2010/07/buon-senso-due-ruote.html)

    lunedì 19 luglio 2010

    La lotta delle formiche

    Pubblichiamo questo articolo, a firma di Giangiacomo Schiavi, pubblicato oggi dal Corriere.
    Ci ritroviamo perfettamente nella descrizione di queste formiche: per chi non l'avesse capito, il nostro è un blog di formichine :)

    Ma ecco l'articolo:

    RIBELLARSI AL DECLINO

    La lotta delle formiche

    Disagi e speranze nel Paese dei nessuno
    Quell’Italia che fa ancora il proprio dovere

    RIBELLARSI AL DECLINO
    La lotta delle formiche
    Disagi e speranze nel Paese dei nessuno
    Quell’Italia che fa ancora il proprio dovere
    Buongiorno. Sono il signore che paga il biglietto del tram. La volontaria che assiste gli anziani soli. Il cittadino che non evade le tasse. La signora che chiede per favore. Il pensionato che fa la coda negli uffici. La dirigente che sa ascoltare. Il medico che non guarda l’orologio. L’artigiano che non bara sui conti. Lo studente che non crede alle lotterie.
    Io non sgomito. Non appaio. Non cerco scorciatoie. Non mi arrendo. Lavoro a volte anche per gli altri. Mi fermo sulle strisce. Non getto mozziconi nelle strade. Aspetto il mio turno per parlare. Non parcheggio sul marciapiede e neanche in seconda fila. Faccio il mio dovere. Studio, perché penso sia importante per vincere i concorsi. Vado a votare e non al mare. Mando i miei figli alla scuola pubblica. Non penso a veline o tronisti. A volte inseguo le mie passioni..
    Lettere dal Paese dei Nessuno, dall’Italia dei (cittadini) dimenticati che scrivono ai giornali per avere una speranza e riassumono il declino di un vivere comune, intaccato da una terribile domanda: ma chi te lo fa fare? Giovani che si spaventano: «Ho paura per il futuro mio, del mondo, di tutti, non riesco a vedere il prosieguo della storia che il presente ci sta raccontando» (Martino, vent’anni). Anziani che si deprimono: «Sono avvilita, disgustata. Tutti rubano, tutti mangiano, tutti si fanno appoggiare o raccomandare. Se non sei così ti tagliano fuori » (Barbara, settantacinque anni). Ragazzine che si interrogano. Come Giulia. Storia esemplare che non fa notizia, ma indica il retropensiero che aleggia su di noi quando prendiamo un impegno: ne valeva la pena?
    Per tutto l’anno, finite le lezioni, due volte la settimana, Giulia si fa cinquanta chilometri per frequentare la scuola di ballo più famosa d’Italia. E dopo due ore alla sbarra e cinquanta chilometri di ritorno, è di nuovo a casa a fare i compiti. È brava, in classe e nella danza. Non ha tempo per Playstation, Xbox, non si stordisce davanti alla TV. La vedi in giardino alla prima chiazza di sole esercitarsi nei passi e nelle ruote: su una mano, su due mani, di lato. Se riuscirà a continuare sarà ammessa alla frequenza quotidiana: vorrà dire la scuola, poi cinquanta chilometri, la lezione alla Scala, altri cinquanta chilometri, i compiti e così via, salvo i giorni delle prove per gli spettacoli, quando sarà impegnata fino a sera. Per anni e anni, ogni anno nel timore di non passare: pena l’esclusione dalla scuola di danza.
    Già da ora qualche amica comincia a non capire. Si domanda il perché di tanto impegno, tanto stress, tanta fatica. Si chiede perché Giulia si diverta ad andare avanti e indietro rinunciando a molte cose divertenti, quando basta apparire in una trasmissione TV o ancheggiare un po’ per raggiungere lo stesso obiettivo: uscire dalla mischia, avere un posto in prima fila. Si spendono milioni di euro in tv per valorizzare pupe, veline e anche velone. E si sbeffeggia più o meno involontariamente chi ha scelto un impegno, chi fa coscienziosamente il proprio lavoro. «Pagano ancora il sacrificio, lo studio, la fatica in questo Paese?», è la domanda che Giulia invia nel pozzo delle mail, cercando una non scontata risposta.
    C’era una come lei una volta a Milano. Era figlia di un tranviere. Coi sacrifici e con il talento è diventata Carla Fracci. Ma non c’è più il futuro di una volta, scrivono oggi i writer sui muri. Nel paradosso temporale di un graffito il semiologo Francesco Casetti legge il bisogno di un’aspettativa non banale. «Si invoca il futuro, che non c’è ancora, non a partire dal presente, ma dal passato che non c’è più. Ieri c’era il senso del domani: oggi questo senso manca. E si deve andare a ciò che non c’è più (lo ieri) per poter recuperare ciò che non c’è ancora (il domani)».
    Bisogna affidarsi alla memoria, allora, perché le opportunità non stanno nell’orizzonte geografico dei vari Nessuno che rumoreggiano dalle caselle della posta. Rispetto a ieri, la ragnatela di intrallazzi ha inquinato l’aria e ristretto i confini del galateo civico, come ha scritto Sergio Romano. «Il declivio del nostro vivere comune è intaccato dai comportamenti scorretti, a volte spregevoli, diventati prassi abituale», è la tesi di Maurizio Viroli, che alla decadenza delle buone pratiche ha dedicato una lunga riflessione e un libro dal titolo esplicito (La libertà dei servi, Einaudi).
    «Quando si dirà che c’è un Paese anche per i Nessuno che tirano la pialla?», sollecita una dottoressa che a quarant’anni ha strappato il contratto definitivo di assunzione. Le donne in medicina faticano parecchio a trovare un posto, scrive: quando sono brave e competitive, non allineate allo standard della rampante o dell’amica del boss, le stroncano subito. Se hanno dei figli vengono penalizzate. Se si danno troppo da fare vengono redarguite. Se non si allineano, sono emarginate. Il mobbing nei reparti è prassi abituale. Senza sponsor politici negli ospedali difficilmente si fa carriera...
    Si vagheggia un new deal civico, la scoperta di nuovi eroi. Si chiede un sussulto alla politica. Massimiliano Panarari, docente di Scienze politiche all’Università di Modena (L’Italia da Gramsci al gossip, Einaudi) profetizza l’abbattimento dell’impasto micidiale che alimenta la sottocultura e l’antipolitica. Ma non a breve: «La visione del mondo in Italia è basata troppo sull’irrealtà». Lo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli è ancora più scettico: «Io ho paura che questa società non si domandi più nulla, chieda solo e soltanto tecnologia: la tecnologia svuota, modifica i comportamenti, ci indica quel che serve a sopravvivere bene ma non risolve il senso della vita. A poco a poco stiamo diventando dei primitivi tecnologizzati in una civiltà dell’ingiustizia».
    Poveri Nessuno, abbarbicati alla speranza di un Paese normale dove buongiorno, come diceva Zavattini, vuol dire davvero buongiorno. Formichine inattuali nel generale appiattimento verso la società della convenienza, che rischiano di essere schiacciate tra scarpe gigantesche e pietraie desolate, come immaginava vent’anni fa Anna Maria Ortese in un memorabile racconto milanese. Un bimbo, scivolato per disgrazia sotto le ruote di un tram, che offre al padre angosciato una riflessione fulminea sul senso della vita: «Noi siamo come le formiche, vero, papà?».
    Bisogna forse dire «Basta!», come fa il designer Giancarlo Iliprandi che dal Politecnico di Milano teorizza un movimento culturale per cambiare aria e mette tra i capifila un grande centenario come Gillo Dorfles. «Basta a quello che non ci piace/ Basta senza sporcare i muri/ Basta per comunicare la voglia di cambiare».
    O chiamarsi fuori, come Luca Goldoni, investigatore di lungo corso dei comportamenti nazionali, che a un certo punto si è reso conto di non abitare più nello stesso Paese in cui era nato. «È successo quando ho letto di una telefonata intercettata tra l’amica di un politico e un’ex compagna di classe in attesa di un provino tv. "Non c’era verso di farmi dare un contratto", diceva una. E l’altra: "E come hai fatto a ottenerlo?". "Non c’era modo di convincerlo". "E allora?". "E allora gliel’ho data"».
    Non importa chi sei, ma chi conosci, si filosofeggia dai blog studenteschi. Servirebbe un antivirus alla cultura della convenienza, «perché se non ricostruiamo una società fondata sui doveri reciproci non sapremo nemmeno più godere dei nostri diritti », spiega Viroli. Servirebbe qualche gesto di coraggio in un Paese ricattato dall’egoismo e dalle cricche. «Cominciamo a difendere i Nessuno mettendo qualche sassolino nelle scarpe dei grandi — dice don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus — e facciamo qualcosa per le vite di scarto, magari scuole per i bocciati da questo sistema poco umano, come don Milani a Barbiana». Esempi, responsabilità, impegno, pulizia morale: l’unico parametro legalmente riconosciuto non può essere quello del denaro, scrivono in tanti. Poi un cittadino indignato lascia cadere una domanda. «Chi è arrivato in alto con gli intrallazzi, può avere soprassalti morali?». Noi, come le formichine della Ortese, dobbiamo sperare. Ma è legittimo dubitare.
    Giangiacomo Schiavi
    18 luglio 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

    http://www.corriere.it/cultura/10_luglio_18/schiavi_senso_civico_605a76ec-9296-11df-929c-00144f02aabe.shtml

    domenica 27 giugno 2010

    I cartelloni pubblicitari: che i Comuni facciano attenzione...

    L'installazione di cartelloni pubblicitari è un metodo che una amministrazione comunale ha per incassare qualche quattrino e per questo motivo sono presenti un po' in tutte le città italiane.
    Tali cartelloni, di cui esistono varie misure, alcune veramente enormi, non possono essere collocati ovunque, giacché sono soggetti a vincoli, per esempio, da parte del Codice della Strada, delle Soprintendenze Archeologiche, ambientali, eccetera.
    Tuttavia, come spesso in questo Paese capita, in alcune parti d'Italia il fenomeno è andato fuori controllo e vi è una massiccia proliferazione di cartelloni, installati perlopiù abusivamente, non solo violando i regolamenti, ma anche ostacolando l'uso di marciapiedi e passaggi pedonali o chiudendo la visuale a finestre di abitazioni e vetrine dei negozi.

    È esemplificativo di questo stato di cose ancora una volta la città di Roma, alle soglie del terzo millennio patria del degrado, dell'incuria e dell'illecito.

    Ma ora sembra che stia avvenendo qualcosa di epocale: gruppi di cittadini, prima molto ristretti, ma ora sempre più numerosi hanno cominciato a protestare e, stante anche l'assoluta incapacità (o volontà?) del Comune di Roma ad affrontare il problema, sono passati all'azione.
    Prima hanno cominciato a scrivere "abusivo", "basta!" eccetera sopra i cartelloni.

    Ed è di poco fa la fotografia di un cartellone eradicato e collocato presso i cassonetti della nettezza urbana, col chiaro significato di "gettarlo in discarica".

    Ovviamente questo blog è dalla parte dei cittadini e pensiamo che di cartelloni pubblicitari ce ne dovrebbero essere pochi e ben pensati.

    Torino è una città che per ora sembra abbastanza risparmiata da questa calata di "barbari pubblicitari", ma esortiamo i lettori a vigilare e segnalarci qualsiasi situazione d'abuso o poco chiara.

    Roma, anche a causa di questi cartelloni, è praticamente stuprata, non vogliamo che lo diventi anche Torino!















    sabato 26 giugno 2010

    Parco dell'Arrivore: i tre passaggi accessibili di Via Botticelli

    Questa è una storia un po' macchinosa, che però ci fa capire come funzionano ancora certe cose in Italia.

    In data 24 aprile un cittadino segnalava all'Assessorato Politiche per l'Ambiente e per la Casa che una bancarella sita in Via Botticelli era messa in modo da ostruire uno dei tre passaggi accessibili (cioè con scivolo) del Parco dell'Arrivore.
    In origine la bancarella lasciava correttamente libero il passaggio, come si evince da queste due foto, tratte da Google Maps. Ma, almeno dal 24 aprile 2010, data in cui il cittadino segnalava l'illecito, le cose non stavano più così: la bancarella ostruiva il passaggio.
    La risposta dei Vigili Urbani delegati al riscontro era del tutto insoddisfacente, recitando: "Si precisa che l’occupazione in oggetto, che è situata su marciapiede largo mt. 6, lasciando mt. 2 per il transito pedonale, come stabilito dal Codice della Strada, non è di impedimento all’accesso al parco dell’Arrivore. In data 29 maggio u.s., a seguito di un ulteriore sopralluogo, il titolare è stato diffidato a mantenere l’occupazione come previsto in Autorizzazione e ad osservarne le prescrizioni.".

    In pratica i Vigili non si esprimevano sull'ostruzione dello scivolo, utile lo ricordiamo anche ai disabili e costruito con i soldi dei contribuenti, ma si limitavano a un generico "impedimento all'accesso" che non c'era a loro giudizio. Al che il cittadino, infastidito, rispondeva, con documentazione fotografica, che lo scivolo era addirittura segnalato sulla mappa ufficiale del Parco, presente, in formato PDF, sul sito del Comune (mappa che qui invece vedete in calce, con evidenziato lo scivolo per disabili inutilizzabile a causa dell'occupazione della bancarella; cliccare per ingrandire).
    Il cittadino allegava anche fotografie in cui si vedeva che lo scivolo, dopo l'intervento dei Vigili, era stato addirittura bloccato da un asse di legno e vari oggetti della bancarella erano sistemati sul prato del Parco.

    Alla risposta piccata del cittadino ancora non v'è risposta da parte delle autorità competenti.
    La situazione attuale è, se vogliamo, peggiore giacché dopo nostri sopralluoghi negli ultimi giorni tutto è come illustrato e ci sono anche tracce di falò nel prato retrostante la bancarella! Follia!

    Ancora oggi 26 giugno 2010 un passaggio per disabili costruito coi soldi della collettività viene reso inutilizzabile da una singola attività commerciale.
    Vogliamo quindi fare i nostri più vivi apprezzamenti al Comune di Torino. Ovviamente siamo ironici. E arrabbiati.

    Se anche voi volete richiedere la disostruzione del passaggio accessibile potete inviare la seguente e-mail all'indirizzo segreteria.politichecasaeverde@comune.torino.it

    Spett. Assessorato,

    la presente per richiedere la disostruzione del passaggio accessibile al Parco dell'Arrivore sito in Via Botticelli, attualmente occupato da una bancarella di vendita di frutta e verdura.
    Tale passaggio fa parte dei tre passaggi di accesso al Parco da Via Botticelli, come si evince dalle mappe del comune, ed è utile perché essendo dotato di scivolo è accessibile da parte di persone con problemi di deambulazione, dai ciclisti, dai passeggini eccetera.
    Il passaggio in oggetto è stato costruito con i soldi della collettività e non si capisce perché deve essere ostruito da una attività commerciale privata.

    Distinti saluti,

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